Ascolta la versione audio dell’articolo «Se le persone che vengono uccise possono non avere nome, allora tutti possono non avere nome, anche i miei personaggi» ha risposto la scrittrice palestinese Adania Shibli alla giornalista e storica Paola Caridi che, sul palco mantovano di Piazza Castello, le chiedeva perché nei suoi libri nessuno fosse identificato. La forma è fondamentale per l’autrice di Sensi e Dettaglio minore (La Nave di Teseo), che rivendica una lingua spezzata. Una lingua che balbetta, che tradisce, che ti abbandona. Racconta come si arrabbiavano, lei e i suoi fratelli, perché i loro genitori, avendo vissuto la nakba del 1948, non la raccontavano: «Noi ce lo aspettavamo, li rimproveravamo, eravamo arroganti. Ora io ho la stessa difficoltà che …
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